I cittadini coltivano in un bosco di 7 ettari abbandonato

Sulle alture di Genova, in questo terreno privato di 7 ettari abbandonato da una decina d’anni e prima inaccessibile per via della vegetazione troppo fitta, sta ora nascendo l’orto collettivo più grande d’Italia.

All’iniziativa, promossa dall’associazione comitato Quattro Valli, hanno già aderito circa 300 cittadini ma le richieste di partecipazione sono state oltre 700 in meno di un anno. Andrea Pescino dell’associazione comitato Quattro Valli è uno dei promotori del progetto.

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“Era ed è come tanti altri boschi un elemento di grande inquinamento – spiega – perché un bosco come questo, abbandonato, con gli alberi fitti, debolissimi, non recupera ossigeno assorbendo anidride carbonica ma produce anidride carbonica, perché lo strato di necromassa che c’è a terra in fermentazione non viene corretto dalle foglie”.

Tra gli aspiranti agricoltori, che coltivano insieme la terra e si dividono il raccolto in base alle ore di lavoro svolte utilizzando lo Scec, una moneta cartacea alternativa, operai, architetti, medici e avvocati ma anche tanti pensionati e casalinghe. Per loro, l’orto collettivo è anche un’occasione per scoprire una nuova filosofia di vita.

“Quando uno viene qua – ha concluso Pescino – si rende conto che va in ‘risonanza cellulare’ con se stesso, quindi sta meglio e poi va in risonanza con gli altri e quindi socialmente si trova ad avere un vantaggio”.

Nel terreno che sorge su una ripida collina del quartiere genovese di Campi si coltiva ogni tipo di verdura come ha spiegato la presidente di Arcipelago Scec Liguria, Luana Ciambellini.

“Qua va per la maggiore il cavolo – ha detto – anche perché è di stagione. Se no insalata, rapanelli, prezzemolo, c’è un po’ di tutto”.

Fonte: askanews

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ultimo aggiornamento: 19-11-2015


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