Il 2023 è l’anno peggiore degli ultimi due decenni per il vino made in Italy: lo rivela la nuova indagine dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly.
Il vino italiano sta vivendo il suo periodo più complesso da vent’anni a questa parte: lo hanno rivelato gli ultimi dati raccolti dall’Osservatorio Uiv-Vinitaly, istituto legato alla Confederazione italiana della vite e del vino, che rappresenta le imprese del settore dal 1895. I volumi della vendemmia in corso, al contrario delle aspettative, presentano il segno meno in molte zone d’Italia, e preoccupa anche il mercato extra-europeo.
Vendemmia 2023: stime negative
Tutti i viticoltori in questi giorni sono alle prese con la raccolta dell’uva, ma la situazione che si stanno trovando davanti, specialmente in alcune aree, non è delle più positive. Di fatti, le stime calcolate sulla vendemmia 2023 stanno subendo dei ribassi rispetto alle aspettative auspicate nei mesi passati, che comunque già presentavano il segno meno (-12%).
Secondo quanto riportato dal sito specializzato Wine News, è il Nord ad essere maggiormente colpito dal calo della quantità di uva disponibile, in particolare nelle regioni di Veneto, Friuli Venezia Giulia e Piemonte, ma anche zone del Centro-Sud arrancano, su tutte Abruzzo e Sicilia. La causa della diminuzione dei volumi di uva è da imputare al clima: improvvise e violente gradinate, così come il caldo prolungato e anomalo sono estremamente dannosi per viti e agricoltori. Tuttavia, non mancano aree in tendenza opposta, dove, anzi, si prevede un’annata eccellente, in special modo per alcuni vini rossi.
Il mercato del vino: male il commercio sfuso e l’export
I dati non migliorano quando si sposta lo sguardo al prodotto finito: l’Osservatorio dell’Uvi ha infatti rilevato come, nonostante la scarsità della materia prima, il mercato del vino sfuso sia sostanzialmente stagnante. Si parla del -40% per quanto riguarda il volume delle compravendite, mentre dal punto di vista dei prezzi, si manifestano tendenze all’aumento. Questo ultimo punto spaventa molto le aziende ed il mercato tutto, dal momento che potrebbe causare speculazioni che coinvolgerebbero in un modo o nell’altro tutti gli attori in gioco.
Ancora, a destare preoccupazioni è anche il piano delle esportazioni, che ha raggiunto nei primi 7 mesi del 2023 una diminuzione del -9% nell’area extra-europea, con anche i prezzi ribassati del -6%. Particolarmente negativo il dato degli Stati Uniti, che è al primo posto tra i mercati del vino, ma ha registrato nell’ultimo periodo un decremento del 12%, seguito a ruota da tutti gli altri mercati internazionali di rilievo. Tra gli altri, -20% per il Canada, -40% per la Corea del Sud, -10% per la Svizzera, -16% per il Giappone, -27% per la Cina: tutti al ribasso, con l’unica eccezione della Russia.
Le parole delle associazioni del settore
Paolo Castelletti, il segretario generale dell’Unione Italiana Vini Uiv, ha commentato con queste parole i dati emersi dall’analisi: “Il vino è un bene voluttuario, e come tale risente particolarmente della congiuntura. C’è la consapevolezza che dopo un biennio eccezionale questo sarà un anno di sacrifici per tutti, con riduzioni che si sperano essere solo congiunturali. L’invito è che tutti gli attori della filiera siano attenti e consapevoli della situazione, con la coscienza che ognuno dovrà privarsi di qualcosa per traguardare il periodo, evitando fenomeni speculativi. Contestualmente, sarà fondamentale concordare con le istituzioni un piano strategico per la promozione e il business del vino italiano nel mondo”.
Anche Coldiretti si è interessata della situazione, e secondo quanto riportato da La Discussione, avrebbe avanzato un’ipotesi parecchio scura: nel 2023, l’Italia potrebbe perdere per la prima volta il primato di maggiore produttore mondiale di vino, cedendo il posto alla vicina Francia.