Presto sulle nostre tavole, il cibo stampato in 3D: tra innovazione e follia

Presto sulle nostre tavole, il cibo stampato in 3D: tra innovazione e follia

Il futuro è già qui: il cibo stampato in 3D sembra essere la nuova frontiera dell’alimentazione, secondo il professor Hod Lipson

Riuscite a immaginare di non dover più cucinare, ma di potervi nutrire grazie al cibo stampato in 3D? Hod Lipson della Columbia University sta lavorando proprio verso questa nuova frontiera dell’alimentazione. La macchina avrà le dimensioni di una classica macchina per il caffè e otto diversi contenitori di cibo (liquidi, paste e polveri) per i diversi ingredienti.

“Cuciniamo ancora come gli uomini delle caverne, si cucina con la fiamma, utilizziamo strumenti molto primitivi. Ma quando questa tecnologia entrerà nelle nostre case sarà una rivoluzione. Quando parlo di questo con la gente vedo che le loro reazioni dipendono dalla generazione di appartenenza. Per alcune è un’idea geniale, per altre è un’idea pessima, vogliono fare tutto a mano, alla vecchia maniera. Per i più giovani invece è naturale poter cucinare con il software”, ha raccontato il Prof. Hod Lipson ed euronews.

Un’innovazione geniale o qualcosa di cui non sentivamo il bisogno?

Un team si studenti di ingegneria e chef si sono uniti per rendere il cibo stampato in 3D una realtà.

“Abbiamo sviluppato diversi piatti, con verdure, polenta, pollo, pesce e siamo stati in grado di stampare. La mia unica preoccupazione, da chef, è che si è fatto un passo indietro, mi spiego meglio, è cambiata la consistenza dei cibi, perché alla fine sono diventati tutti tipo dei passati”, ha spiegato lo chef Hervé Malivert.

Invece, per le decorazioni, sarebbe un sogno per tutti i meno dotati artisticamente: “Ho usato la stampante per fare una decorazione su un piatto come su questo purè di legumi, o con il purè di castagne, ho fatto un po’ di stampe in 3D e poi ho messo insieme il tradizionale pesce e pollo cotto.

Per piccole decorazioni si può fare. Ma con la carne, la vedo un più dura”, prosegue lo chef francese.

Ma il professor Lipson vede solo benefici: “Si potrà avere nuovi tipi di alimenti che al momento noi non possiamo fare, non possiamo comprare. Saremo in grado di condividere il cibo ovunque con tutti.

Alcune ricette potrebbe diventare virali e saremo in grado di gustarle dove vengono effettuate. Inoltre potremmo essere in grado di creare un connessione tra cibo e salute, biometria, medicina personalizzata, in un modo che attualmente non è ancora possibile fare”, dice il Prof. Lipson.

Volete correre a comprane una? Dovrete aspettare il 2020…