A Milano, in occasione dell’Expo, è stato presentato il Food Act, che progetta di ridare lustro e valore alla cucina del Bel Paese.
Il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, insieme a 40 degli chef più famosi e blasonati d’Italia, hanno lavorato al Food Act, un progetto in dieci punti volto a valorizzare il modo di fare cucina in Italia, con un occhio di riguardo alle future generazioni e all’estero e soprattutto alla certificazione di competenze, formazione e qualità.
Il Food Act è stato presentato ieri dai ministri Maurizio Martina (Politiche Agricole), Stefania Giannini (Istruzione, Università e Ricerca) e Dario Franceschini (Turismo).
Tra gli chef presenti, che hanno collaborato alla stesura del progetto c’erano alcuni dei grandi nomi della cucina nostrana ossia Massimo Bottura, Gualtiero Marchesi, Carlo Cracco, Moreno Cedroni, Cristina Bowerman, Davide Oldani, Enrico Bartolini, Antonino Cannavacciuolo, Ugo Alciati, Pietro Leemann e molti altri.
Il Food Act, come riporta il sito del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, consta di dieci punti:
CHEF AMBASCIATORI DELLA CUCINA ITALIANA NEL MONDO
VALORIZZARE LE ECCELLENZE ITALIANE E LA DIETA MEDITERRANEA
POTENZIAMENTO DELLA DISTRIBUZIONE DEL VERO MADE IN ITALY AGROALIMENTARE
ALTA CUCINA, ALTA FORMAZIONE
ESTENSIONE UTILIZZO STAGE PER LA RISTORAZIONE DI QUALITÀ
PIÙ AGGREGAZIONE NELLA FILIERA E NELLA RISTORAZIONE
DARE CREDITO ALLA CUCINA ITALIANA GIOVANI
RAFFORZARE BINOMIO TURISMO-
RISTORAZIONE DI QUALITA’ PER PROMUOVERE I TERRITORI
CUCINA ITALIANA DI QUALITÀ CERTIFICATA
CUCINA ITALIANA COME CULTURA, IDENTITÀ, EDUCAZIONE, INCLUSIONE
Gli obiettivi fondamentali sono quelli di formare ad alti livelli i giovani che vogliono intraprendere la strada non facile della cucina, e di puntare al massimo su di loro.
Ma la cucina italiana ha anche bisogno di un grande rafforzamento, a livello identitario, per poter essere tramandata in modo corretto alle future generazioni di cuochi e per essere presentata al mondo.
Un occhio di riguardo è per la qualità certificata della ristorazione italiana, che purtroppo non è sempre garantita, e – come ha ricordato lo chef Cannavacciuolo – “si sente di latte in polvere per fare i formaggi, dell’aranciata che viene chiamata così nonostante l’uno per cento di arance”.
Qualcosa è destinato a cambiare, decisamente in meglio, e per la prima volta politici e chef si incontrano per chiarire punto per punto ciò che andrà necessariamente fatto per ridare il giusto peso a quello che è il fiore all’occhiello dell’Italia, e uno dei motivi – secondo solo all’arte – per cui gli stranieri decidono di visitare il nostro meraviglioso Paese.
Fonte foto: Wikipedia