Allarme per le morti al ristorante, gli esperti consigliano: “Evitate cibi crudi”

Allarme per le morti al ristorante, gli esperti consigliano: “Evitate cibi crudi”

Torna l’allarme per le morti al ristorante. Gli esperti non hanno alcun dubbio: i cibi crudi, se non in rare occasioni, vanno sempre evitati.

Nei giorni scorsi è tornato l’allarme per le morti al ristorante. Com’è possibile stare male o, nei casi più gravi, perdere la vita per un pranzo o una cena fuori? Difficile dare una sola risposta, ma gli esperti consigliano di evitare quasi sempre i cibi crudi.

Allarme per le morti al ristorante: il pericolo dei cibi crudi

Lunedì 12 maggio 2025, Davide Teruzzi è deceduto dopo un pranzo con i colleghi dell’Atm a causa di un’intossicazione alimentare. Purtroppo, notizie di questo tipo sono all’ordine del giorno, motivo per cui gli esperti sono tornati a lanciare l’allarme per le morti al ristorante. Raggiunti da Affari Italiani, lo chef Fabio Campoli e Giorgio Calabrese, scienziato dell’alimentazione e consulente del ministero della Salute, hanno consigliato di evitare innanzitutto i cibi crudi.

Bisogna accertarsi che il ristorante abbia abbattitori e attrezzature in grado di fare cibo sicuro per evitare listeria e anisakis. A tavola, se non si conosce il ristoratore, chiedere solo cibi cotti, tranne la frutta. Se si vuole verdura come entrata sì ma alla griglia o al forno, no pasta fredda ma pasta cotta, poi tartare alla piemontese da evitare. Verdure. E questo perché se non conosciamo, con la cottura eliminiamo tutti i problemi“, ha dichiarato Calabrese.

Ristorante: il problema non è solo la cottura dei cibi

Le morti al ristorante si possono e si devono evitare. Secondo gli esperti, se non è possibile accertarsi che il ristorante abbia abbattitori e attrezzature in grado di fare cibo sicuro, bisogna assolutamente evitare i cibi crudi. Il problema non è legato solo alla cottura, ma anche alla conservazione degli alimenti.

Oggi il mondo è cambiato e spesso consumiamo alimenti che vengono dal Brasile, viaggiano in aereo, finiscono su un nastro trasportatore, poi su un camion, quindi da un grossista e poi vengono ritirate o consegnate. Rispetto al passato quando si mangiava prevalentemente i prodotti della terra a chilometro zero, c’è un problema di contaminazione“, ha dichiarato Campoli

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