Oleogusto: si chiama così il sesto senso del gusto, scoperta americana

Oleogusto: si chiama così il sesto senso del gusto, scoperta americana

Una equipe di ricercatori ha decretato l’esistenza del sesto senso del gusto: si chiama oleogusto.

I sensi del gusto che conoscevamo finora erano cinque: dolce, amaro, salato, aspro e umami (quest’ultimo è di scoperta più recente e sarebbe il “saporito”, diverso dal salato, relazionabile al glutammato monosodico).

L’oleogusto è il senso del grasso, ed è stato individuato da un gruppo di ricerca della Purdue University, nello stato dell’Indiana (Stati Uniti). La scoperta, pubblicata sulla rivista Chemical Senses e supportata dal Department of Agriculture di Grant Hatch, ha decretato che l’oleogusto, ovvero il gusto del “viscidume”, quindi del “grasso”, non possa essere assimilato a nessun altro dei sensi già presenti, e che quindi vada considerato a sè stante.

Richard D. Mattes, professore di Scienze della Nutrizione della Purdue University, ha dichiarato a tal proposito, come riporta proprio il sito ufficiale della Purdue:

Il gusto della componente grassa è spesso descritto come amaro o acido, perché è sgradevole, ma nuove prove rivelano che gli acidi grassi evocano una sensazione che soddisfa un altro elemento dal criterio unico, che quindi costituisce un gusto basico, proprio come dolce, acido, salato, amaro e umami.

Non si può quindi – e basta rifletterci un attimo per essere d’accordo – incorporare il senso del grasso a un gusto già esistente. Ma come potrà essere utile sancire definitivamente l’esistenza dell’oleogusto?

carne grassa

Lo ha spiegato lo stesso Mattes, dichiarando che l’introduzione di questo nuovo senso potrà essere di aiuto alle industrie alimentari, dando una migliore e più precisa identificazione al gusto e facendo sì che si possano sviluppare prodotti ancora più gradevoli al palato. Ma c’è di più, perché la scoperta potrebbe avere effetti positivi anche riguardo alla percezione degli alimenti potenzialmente dannosi per la salute.

L’oleogusto, infatti, che è percepito dal palato come disgustoso (perlomeno per la maggior parte dei casi) potrebbe indicarci che quell’alimento può essere nocivo per il nostro organismo, aiutandoci a comprendere gli effetti negativi che potrebbe avere.

Esattamente come funziona con il gusto rancido (che rientra nello spettro dell’acido): gli alimenti rancidi sono respinti automaticamente, perché subito rimandano all’idea di un prodotto scaduto, deteriorato. Lo stesso dovremmo poter fare con gli alimenti… oleogustosi.