Caso Ferragni-Balocco, parla l’azienda: ecco perché il pandoro costava di più

Caso Ferragni-Balocco, parla l’azienda: ecco perché il pandoro costava di più

Con una lettera al Codacons, la Balocco si difende e spiega il motivo per il quale il pandoro firmato da Chiara Ferragni costava di più.

Sono ormai passate settimane dall’uscita della notizia-scandalo sul caso del pandoro Balocco firmato Chiara Ferragni e, dopo l’influencer, adesso a parlare è Balocco.

La società avrebbe inviato una lettera al Codacons, la quale è stata resa poi pubblica, in cui spiega il motivo dei prezzi elevati del pandoro griffato. Secondo l’azienda dolciaria, quei (quasi) 6 euro in più rispetto a un loro pandoro tradizionale, sono giustificati dallo zucchero a velo rosa…ma non solo.

Chiara Ferragni

La lettera di Balocco al Codacons

Per quale motivo il prezzo del pandoro Balocco, firmato Chiara Ferragni, costava quasi sei euro in più rispetto alla versione tradizionale? Si potrebbe pensare alla necessità di pagamento del cachet richiesto dall’imprenditrice e influencer oppure, come sembrava suggerire la campagna di vendite natalizie, a finanziare l’ospedale Regina Margherita di Torino per i bambini malati.

Ma con una lettera inviata al Codacons e resa pubblica, gli avvocati di Balocco spiegano la ragione di tale significativo aumento di prezzo, che ha visto un incremento del 156% rispetto alla versione tradizionale. Motivazioni che risultano essere ben lontane rispetto a quelle sopracitate.

La Balocco ha infatti spiegato che la disparità di prezzo pari a 5,69 euro, tra il pandoro “tradizionale” Balocco (3,68 euro) e il “Pink Christmas” (9,37 euro) sarebbe motivata dall’utilizzo di “elementi peculiari“. Tra questi vengono citati “il nastro di chiusura, il sacchetto contenente il pandoro ed il cartone espositore personalizzati con la grafica su licenza, nonché una bustina di polvere rosa ed uno stencil in cartoncino alimentare da utilizzare per la decorazione del pandoro“.

Il Codacons, non convinto dalla spiegazione, richiede a Balocco tutti i dettagli riguardo ai maggiori costi sostenuti per questi elementi peculiari. L’obiettivo è capire se questi siano sufficienti a giustificare un aumento tale del prezzo per il pubblico.

La difesa di Balocco

La Balocco ha continuato a difendersi contestando l’idea secondo cui i consumatori sarebbero stati influenzati all’acquisto dalla campagna di beneficenza associata al pandoro “Pink Christmas”. Infatti, secondo la società “né sulla confezione, né sul cartiglio, né tantomeno sul materiale espositivo erano presenti indicazioni relative alla destinazione di una percentuale del ricavato (o di un importo fisso) a favore della ricerca terapeutica“.

Ma anche questa dichiarazione non convince il Codacons, che obietta e si domanda “Balocco ha quindi messo in commercio oltre 360 mila pandori ignorando che sul biglietto di cartone legato al dolce c’era scritto che l’azienda e Ferragni sostenevano l’ospedale e avrebbero comprato un nuovo macchinario per i bambini malati?“.

Continua poi dicendo “Non possiamo poi non chiederci dove fosse la Balocco quando Chiara Ferragni pubblicava storie e contenuti sui propri canali social dove, chiamando in causa l’azienda, legava le vendite del pandoro alla beneficenza verso i bimbi malati di cancro, e perché la Balocco non abbia mai smentito le errate affermazioni dell’influencer, prendendo le distanze da tale pubblicità ingannevole, e infine perché non abbia mai informato i consumatori circa il fatto che la donazione in favore dell’ospedale Regina Margherita di Torino era già avvenuta mesi prima.”

Le richieste di risarcimento dei consumatori

Infine, l’associazione dei consumatori ha dichiarato di aver ricevuto circa 250 segnalazioni di richieste di rimborso da parte di cittadini che avevano acquistato il pandoro griffato, convinti di destinare l’extra in beneficenza.

A tale proposito la Balocco afferma che la collaborazione nella campagna natalizia 2022 con Chiara Ferragni “è stata deludente e ha prodotto una perdita in termini di marginalità“. Pertanto, secondo l’azienda, nulla è dovuto ai consumatori.

L’associazione ha così annunciato l’intenzione di agire ufficialmente contro l’azienda, rivolgendosi alle sedi civili e penali, al fine di ottenere il risarcimento per tutti gli utenti danneggiati dalle pratiche illecite emerse.

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