Nonna Leo apre a Genova un home restaurant a 96 anni
Vai al contenuto

Non sei iscritto?

--Oppure--

Accedi

Nonna Leo apre a Genova un home restaurant a 96 anni

Nonna Leo

Nonna Leo fa gustare i piatti della tradizione ligure come in un ristorante, ma tra le mura di casa propria.

Stoccafisso accomodato, coniglio alla genovese, polpettone, seppie con i piselli, panissa, torte di verdura, minestrone, ravioli al tocco, focaccia al formaggio, farinata, sacripantina e castagnaccio.

Questi sono alcuni dei piatti che alcuni fortunati potranno gustare sabato 18 aprile in via Righetti, nel quartiere genovese di Albaro, dove è nato il primo home restaurant della Superba.

Gestito da nonna Leonida Tomasinelli, una frizzante vecchietta di 96 anni che, grazie all’aiuto di suo nipote Fabrizio, ha deciso di aprire la porta di casa sua per far assaggiare i piatti della tradizione ligure da lei cucinati a chi si prenota al 335 370052. La spesa per cenare da nonna Leo servirà esclusivamente per coprire le spese.

I piatti serviti dalla tenera nonnina sono rigorosamente preparati sul momento: non ci sono cibi o ingredienti congelati, e tutto è cucinato a partire da prodotti freschi e genuini, come i formaggi, che vengono prodotti con il latte fresco un allevatore di Torriglia.

La storia di nonna Leo comincia nel lontano 1919, quando nasce in un soleggiato giorno d’aprile. È la prima di cinque sorelle, quindi è sempre toccato a lei cucinare. In quasi un secolo di vita ha messo da parte una quantità tale di ricette della tradizione ligure da far venire letteralmente l’acquolina in bocca.

«Non si mangia più come si mangiava una volta, non fanno più la pasta a mano, il sugo stracotto, il sugo di noci nel mortaio. Ora sono solo scatolette – racconta Leonida nel video che presenta il suo home restaurant. Nel video, Leonilde mostra anche un antico libro di ricette: «È del 1800, era di mia nonna e lo conosco a memoria. Mangiate quello che mangiamo noi, e vedrete come sarete contenti».

Ma che cosa è precisamente un home restaurant? È un ristorante a tutti gli effetti che, essendo organizzato tra la mura domestiche, non costituisce attività commerciale. Per questo non servono autorizzazioni sanitarie, anche se è preferibile munirsi di un attestato sulla sicurezza alimentare.

Anche sotto l’aspetto fiscale l’attività è regolare: la legge infatti permette di svolgere un’attività lavorativa occasionale senza Partita Iva, fino a un massimo lordo di 5000 Euro annui, soglia di esenzione dall’obbligo contributivo superata la quale è necessario aprire una Partita Iva per essere in regola.

Il funzionamento di questo tipo di attività è molto semplice e fa parte di quel ramo economico chiamato sharing economy (consumo collaborativo). In sostanza si condivide cibo genuino fra perfetti sconosciuti o amici, contribuendo alla spesa. Il contatto si stabilisce sul web: su una delle tante piattaforme social si seleziona l’evento, si prenota e si paga.

Un altro aspetto positivo degli home restaurant è la loro potenza turistica: quale modo migliore per gustare i piatti della tradizione di una città se non quella di consumare una pranzo o una cena all’interno della casa di un suo abitante cresciuto a piatti tipici, magari tramandati da generazioni?

Riproduzione riservata © 2024 - PC

ultimo aggiornamento: 18 Maggio 2015 18:52

I commenti dei nostri lettori

0 Commenti
Più vecchi
Più recenti
Feedback in Linea
Visualizza tutti i commenti

Tazze da caffè Edex in porcellana: ecco la nuova collezione Il Giardino delle Meraviglie