Un menù fatto con i doppi sensi sul cibo per divertirsi a tavola!

Un menù fatto con i doppi sensi sul cibo per divertirsi a tavola!

Antipasto, primo, secondo e persino il dolce, ecco come comporre un menù con tutti i doppi sensi sul cibo all’insegna del divertimento.

Una cosa che non deve mai mancare in cucina è la fantasia. Se siete stufi dei soliti pranzi o delle solite cene, composti da piatti gustati e stragustati, vi mostriamo una piccola guida per portare tanto buon umore a tavola. A tal proposito, componiamo un alternativo menù dei doppi sensi sul cibo. Tranquilli, questa non è una carrellata di parolacce, ma sono soltanto le denominazioni con cui identifichiamo questi prodotti appartenenti alla tradizione gastronomica italiana.

Cazzilli di patate

Doppi sensi sul cibo: nomi divertenti di alcuni antipasti

Cominciamo da un antipasto proveniente dalla tradizione palermitana: i cazzilli di patate. Il loro nome è dato dalla particolare forma allungata. Nonostante il doppio senso sul loro aspetto, queste sono delle crocchette davvero sfiziose; si crea una purea di patate da condire con prezzemolo, aglio, pepe.

Cazzimperio

Un’altra idea per cominciare un pranzo o una cena è il cazzimperio, prodotto di Roma. Qui non c’è nessun riferimento a nessuna parolaccia, perché il nome deriva da “cazza”, ovvero il mestolo usato di consueto per prepararlo. Si tratta di una salsa a base di ortaggi crudi, come sedano, carote, carciofi.

I coglioni di mulo sono un insaccato da usare come antipasto. Il nome è dovuto all’aspetto, che ricorda i testicoli di questo animale. Tradizionalmente prodotti in Abruzzo, sono un salame di maiale che contengono un cilindro di lardo al centro.

Un po’ volgare ma a tratti divertente è il nome dei grattaculi. Con questo termine si identificano foglie e steli delle piante di zucchine che, appunto, tendono a pungere. Sono cotti con aglio e olio e serviti all’inizio di un pranzo.

Primi e secondi piatti dai nomi divertenti

pasta alla puttanesca

Per un menù con doppi sensi non può mancare la nota pasta alla puttanesca. Solitamente è un piatto di spaghetti conditi con un sugo fatto di pomodoro, olive nere, capperi, origano e olio. Tuttavia, le origini del suo nome non sono certe; ciò che è certo è che ricorda molto una parolaccia. Probabilmente, il suo nome si deve al fatto che era molto diffuso tra i bordelli, in quanto si tratta di una preparazione semplice e accessibile a tutti.

Come non può far ridere il pollu cusutu ‘nculu, ovvero il “pollo cucito nel sedere“. Si tratta di un secondo piatto originario della provincia di Lecce. Consiste in un pollo ripieno, la cui farcitura viene inserita dalla parte posteriore del volatile. Prima si estraggono le interiora, si cucinano con olio, cipolla, prezzemolo, vino, capperi, pomodorini. Si aggiungono formaggio e uova e si farcisce la carne.

I dolci dai nomi particolari

Tette delle monache

Per dare una nota di dolcezza al nostro menù non possono mancare le tette di monaca. Si tratta di un dolce tipico di Alatamura, in Puglia. Hanno un ripieno di crema e un rivestimento di pan di Spagna che, durante la cottura, acquisisce una particolare forma; il loro aspetto tondo ricorda quello del seno, mentre la seconda parte del nome fa riferimento alle monache che li preparavano spesso.

Minne di Sant’Agata

Molto simili sono le minne di sant’Agata. Questa è una preparazione siciliana, in onore di sant’Agata. Hanno una forma semi-sferica ma sono ricoperte da una glassa bianca e hanno un ripieno di crema al latte e cioccolato.

Bevande con doppi sensi

Concludiamo con le bevande. Immancabile è il riferimento al Nero di Troia, un vino prodotto in Puglia. Il suo nome è dato dalla città alla quale viene solitamente associato, ovvero il paese Troia (con la t maiuscola!).

Equivocabile è la Birra Minchia, originaria di Messina. Questa bevanda è disponibile in tre varianti, ovvero bionda, rossa e “tosta”; quest’ultima è fatta con doppio malto e il doppio senso è volontario da parte dell’azienda, per rendere più memorabile il prodotto.

Ultimiamo con la Passerina. Si tratta di un vitigno presente in Abruzzo, Emilia-Romagna, Marche e Lazio. Il nome deriva dalle piccole dimensioni degli acini con cui è prodotto e dal fatto che i passeri sono amanti di questo tipo di uva.