Filippo De André chef: “Nonno Fabrizio mi ha ispirato, con mio padre rapporti altalenanti”

Filippo De André chef: “Nonno Fabrizio mi ha ispirato, con mio padre rapporti altalenanti”

Cresciuto in una famiglia di artisti, Filippo De André è diventato uno chef affermato: è stato suo nonno Fabrizio a ispirarlo.

Filippo De André, a differenza dei suoi familiari, non ha mai frequentato in modo eccessivo il mondo della televisione. Classe 1990, ha preferito concentrarsi in un settore completamente diverso e oggi è uno chef affermato e molto apprezzato, che ha studiato e fatto la sua gavetta.

Filippo De André: da figlio d’arte a chef apprezzato

Intervistato dal Corriere, Filippo De André ha ripercorso le tappe più importanti della sua carriera, che oggi l’ha portato a essere uno chef affermato. Nato nel 1990 dal famoso Cristiano De André e Carmen De Cespedes, ha iniziato la sua avventura nel mondo della cucina quando aveva 23 anni, dopo aver seguito un corso come bartender, iscrivendosi alla Boscolo Etoile Academy di Tuscania.

Vi entrai che ero un ragazzo fragile, ne uscii temprato. E con una importante conoscenza delle tecniche di cucina. Sempre grato a chef Pasquale Pantaleone che mi ha insegnato l’umiltà, l’abnegazione, il coraggio di rialzarmi sempre“, ha raccontato Filippo. Per lui, stare ai fornelli, è come mettere insieme musica, teatro e scultura, altre sue grandi passioni.

De André ha ammesso che la cucina gli permette di raccontarsi senza filtri. Dopo la scuola, ha lavorato in tanti ristoranti, alcuni stellati, facendosi le ossa. Grazie alla gavetta, ha capito che la sua passione non è legata solo alla preparazione dei piatti, ma anche al rapporto con la clientela:

Ogni cliente è un universo a sé: io trovo affascinante entrare nella psicologia di ciascuno. Chi va a mangiare in un ristorante in genere si aspetta coccole. Cerco di assecondare in maniera informale, legge del contrappasso. Sono cresciuto dritto come un soldatino: a casa dovevamo tagliare la frutta con forchetta e coltello. Se mamma ci beccava a mangiare con le mani, si arrabbiava. Un disagio che non voglio far vivere ad altri. Il cibo è piacere, non etichetta“.

Il ricordo del nonno Fabrizio e il rapporto con il padre

Filippo ha parlato anche del rapporto con il padre Cristiano De André. Anche se lui lo ha appoggiato nella scelta di intraprendere la carriera da chef, il legame che li unisce è altalenante. Al momento, ad esempio, non hanno contatti.

Non è un segreto che con papà i rapporti sono altalenanti per svariati motivi. In questo preciso momento sono persino tesi. È sempre così: arrivi a un certo punto e crolla tutto, ogni volta è un ricominciare da capo. Allora per proteggermi, mi chiudo in me stesso. Ci ho sofferto e continuo a soffrirci, ma nel tempo ho imparato a rassegnarmi. (…) Siamo molto diversi, ci scontriamo tanto“, ha raccontato.

Diverso, invece, il ricordo del nonno Fabrizio, scomparso nel 1999, quando lui aveva soltanto nove anni. Anche il cantautore era profondamente legato alla cucina, tanto che “scriveva le ricette con una meticolosità chirurgica. Ci pensava e ripensava, finché il risultato non era perfetto“. E’ morto troppo presto, ma gli ha comunque lasciato un insegnamento di cui ancora oggi fa tesoro: “Come lui amo la dedizione e la cura per il dettaglio. Da lui ho imparato che per raggiungere il miglior risultato possibile bisogna avere pazienza“.

Argomenti