Origine dei prodotti: da aprile non c’è più l’obbligo di indicarla in etichetta

Origine dei prodotti: da aprile non c’è più l’obbligo di indicarla in etichetta

Sull’obbligo di indicare l’origine dei prodotti in etichetta si è lungamente dibattuto, ma ora le cose stanno per cambiare: scopriamo come!

Fino al 31 marzo 2020 era obbligatorio indicare in etichetta l’origine dei prodotti (ed in particolare l’origine della materia prima che costituisce il 50% del prodotto) per garantire al consumatore di acquisire tutte le informazioni sul prodotto finale.

A partire dal 1 aprile 2020, però, le cose cambiano: l’obbligo di indicare l’origine dell’ingrediente primario di un dato prodotto alimentare sussiste solo se questa differisce dal Paese di origine. Cerchiamo di capirne di più!

Origine dei prodotti in etichetta: cosa cambia?

Il nuovo regolamento è stato approvato da tutti gli Stati membri dell’Unione Europea, eccetto Lussemburgo e Germania che si sono astenuti, e si applicherà in tutti quei casi in cui il consumatore finale potrà confondersi sull’effettiva provenienza dell’alimento.

etichetta degli alimenti

Tutti i prodotti che non siano riso, pasta, derivati del pomodoro (e in tutti i quei casi ci sia una dicitura o un simbolo che ricolleghi all’Italia), ma il 51% del prodotto stesso non sia di origine italiana, sarà obbligo del produttore darne opportuna indicazione in etichetta. Ecco cosa cambia rispetto alla normativa precedente:

– Le etichette delle confezioni di pasta secca dovranno indicare: il Paese di coltivazione del grano e dove è stato macinato. Qualora il grano duro fosse coltivato almeno per il 50% in un solo Paese come l’Italia, potrà essere presente l’indicazione “Italia e altri paesi UE e/o non Ue”.

– Per il riso dovranno essere indicati il paese di coltivazione, quello di lavorazione e quello di confezionamento. Anche in questo caso, se le fasi avvengono in più Paesi, si potranno indicare, a seconda della provenienza, diciture come “Paesi UE, Paesi NON UE e Paesi UE e NON UE”.

– Per quando riguarda le confezioni di salse, sughi e derivati del pomodoro prodotti in Italia, dovranno indicare il Paese di coltivazione del pomodoro e quello di trasformazione. Se tutte le fasi avvengono in Italia si potrà apporre l’indicazione “Origine del pomodoro: Italia”, in alternativa troveremo le diciture generiche “Paesi UE o NON UE” a seconda del caso specifico.

La risposta dell’Italia

Il Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Bellanova, insieme a Patuanelli, Ministro dello Sviluppo economico hanno risposto con una lettera inviata ai Commissari dell’Unione Europea. I Ministri, inoltre, hanno prorogato l’obbligo che prevede l’indicazione dell’origine del grano per la pasta, riso e pomodoro fino al 31 dicembre 2021.

Per garantire ai consumatori di fare una spesa sempre più consapevole le indicazioni dovranno comunque essere apposte in un punto evidente e non essere in nessun modo fraintendibili.

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