Parigi 2024: poco cibo e non è neppure buono

Parigi 2024: poco cibo e non è neppure buono

Problemi per il reparto ristorazione alle Olimpiadi di Parigi 2024: cibo scarso e razionato, per non parlare della qualità. Anche gli atleti si rivoltano contro gli chef.

Le Olimpiadi di Parigi, nonostante una partenza alquanto brillante sottolineata da una cerimonia inaugurale che ha raccolto consensi, stanno affrontando una serie di sfide organizzative non indifferenti. Fra queste, emerge prepotente la questione legata alla gestione del servizio di ristorazione all’interno del villaggio olimpico. Atleti e personale si trovano a fare i conti con una realtà inattesa che riguarda non solo la quantità, ma soprattutto la qualità del cibo fornito, minando così uno degli aspetti fondamentali per il sostentamento e la performance degli sportivi.

Pasti

Scarsa qualità del cibo

Il cuore della problematica risiede nella complessità logistica e organizzativa di offrire un servizio di ristorazione adeguato per oltre 15 mila atleti, senza contare lo staff e i volontari, portando il totale a necessitare di circa tredici milioni di pasti nel corso dei 15 giorni che comprendono le competizioni olimpiche e paralimpiche.

Le lamentele più significative sembrano concentrarsi sulla qualità del cibo offerto, oltre al fatto che alcuni ingredienti sembrano essere razionati (come le uova a colazione e la carne). Accuse piuttosto severe sono arrivate nei giorni scorsi, tra cui carne non abbastanza cotta durante i pasti, che richiedono interventi rapidi e mirati per assicurare che le esigenze nutrizionali e di sicurezza alimentare degli atleti siano pienamente soddisfatte, al fine di permetter loro di concentrarsi al meglio sulle gare.

La decisione del team britannico

Pensate che la squadra britannica si è addirittura vista costretta a cercare alternative al di fuori del villaggio olimpico a causa di standard ritenuti insoddisfacenti, tra cui la presentazione di carne cruda.

Gran parte della delegazione della Gran Bretagna, infatti, ha deciso di trasferirsi a Clichy per il pranzo e la cena, dove sono stati chiamati alcuni chef per rinforzare l’organico e soddisfare le richieste. Tuttavia, per molti questa soluzione non è stata sufficiente, così tanti si sono trasferiti direttamente a Clichy, dove l’alimentazione è supervisionata da una nutrizionista che ha studiato piani alimentari adatti alle varie discipline.

L’impegno di risolvere il problema

La responsabilità di gestire una simile operazione è affidata al gruppo Sodexo per la preparazione dei pasti, e a Carrefour per la fornitura degli ingredienti. Entrambi gli enti si sono detti consapevoli delle criticità emerse, soprattutto riguardo la necessità di aumentare i volumi di certi prodotti molto richiesti, e si sono impegnati a risolvere le problematiche sollevate, inclusi gli aggiustamenti necessari per rispettare l’impegno verso la sostenibilità e la riduzione dell’impronta di carbonio. Un’attenzione particolare è dedicata alla qualità degli ingredienti, con un quarto di questi che dovrebbe provenire da un raggio di 250 chilometri da Parigi e almeno il 20% certificato bio.

L’offerta gastronomica alle Olimpiadi di Parigi

La strutturazione del menù mira a soddisfare palati diversi: sei aree tematiche decompongono l’offerta tra cucina francese, internazionale, asiatica, e africana-caraibica, con un ventaglio che abbraccia cinquecento ricette, metà delle quali vegetariane.

Questa impostazione ha lo scopo di rendere l’esperienza al villaggio olimpico non solo adeguata dal punto di vista nutritivo, ma anche piacevole e variegata, introducendo elementi di scoperta e inclusione attraverso il cibo.