Sakè: alla scoperta del distillato giapponese

Sakè: alla scoperta del distillato giapponese

Cos’è il sakè? Quali sono le sue origini e come va consumato? Scopriamo insieme tutto sul distillato di riso noto anche come vino di riso!

Viviamo in un epoca in cui i ristoranti giapponesi spopolano da nord a sud, dove piatti che non hanno nulla a che vedere con la tradizione culinaria millenaria del paese del Sol Levante vengono spacciati per tipici e dove il sakè viene classificato erroneamente come vino o liquore. Ecco perché oggi vediamo di fare un po’ di chiarezza e capire innanzitutto cos’è il sake, quali sono le sue origini e come dovrebbe essere consumato!

Le origini del sakè

Le origini di questa bevanda tipica dell’estremo oriente si perdono tra storia e leggenda. Secondo alcuni è nato in Cina, trasferendosi solo in un secondo tempo in Giappone, quasi contemporaneamente alla nascita delle coltivazioni del riso in acqua.

In origine veniva preparato con riso, acqua, castagne, miglio e ghiande ed era noto come kuchikami no sake ossia “saké masticato in bocca”. Erano infatti gli enzimi della saliva a far partire il processo di fermentazione che dava poi vita alla bevanda.

Saké

In un secondo tempo, la scoperta di una muffa nota come koji-kin, ha reso superfluo il passaggio della masticazione. Grazie a questo ingrediente l’amido viene convertito in zucchero e quindi in alcool. Controllando il processo è possibile regolare anche la gradazione alcolica, ottenendo sakè aromatici e fruttati.

Quindi, cos’è il sakè?

Il Sakè è una bevanda alcolica giapponese ottenuta dalla fermentazione del riso tramite il già citato koji-kin e l’aggiunta di lievito. Non può essere inserito né nella categoria dei vini né in quella dei distillati.

La gradazione alcolica varia a seconda delle tipologie dai 13° ai 16°.

Come si beve il sakè

Abbinare il sakè ai piatti, a detta di alcuni esperti, è addirittura più semplice che abbinare un vino. In effetti il sakè con il suo sapore delicato e fruttato, si sposa alla perfezione con moltissimi piatti e, anche se è vero che ne esistono molte qualità, è anche vero che proprio in etichetta viene riportato il modo migliore di servirlo.

Nei ristoranti all you can eat quasi sicuramente vi sarà capitato di consumarlo caldo dato che questa pratica viene solitamente messa in atto con i sakè di qualità inferiore. Per quelli invece più pregiati, è in auge l’usanza di servirli freddi o a temperatura ambiente, così che tutti gli aromi rimangano immutati.

Il sakè poi può essere consumato nelle caratteristiche ciotoline in ceramica, in calici di vetro oppure nelle caratteristiche scatoline in legno di cedro.

Se l’idea di provarlo vi stuzzica, sappiate che anche l’Italia ha prodotto il suo Sakè, partendo dal riso nero: si chiama Nero… ed è davvero strepitoso!

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