Scopriamo cosa indica il TMC e qual è la differenza tra TMC e data di scadenza, per una lettura più chiara delle etichette.
Spesso le etichette sono difficili da leggere non solo per via degli ingredienti, ma anche a causa di diciture specifiche. Un’informazione che proprio non può mancare in etichetta è la data di scadenza, talvolta sostituita dal termine minimo di conservazione. Non tutti però sanno qual è la differenza tra TMC e data di scadenza e le confondono tra loro, generando un notevole spreco alimentare. Per questo motivo oggi vediamo di fare chiarezza sull’argomento, rifacendoci proprio a quanto previsto dalla legge così da capire cosa indica il TMC.
Qual è la differenza tra termine minimo di conservazione e data di scadenza
In abase al decreto legislativo del 27 gennaio 1992 esiste una differenza precisa tra termine minimo di conservazione (TMC) e data di scadenza e i due non vanno confusi. Al di là della distinzione giuridica tra i termini, occorre premettere che tali date fanno riferimento a ottimali condizioni di conservazione: viceversa si potrebbe alterare la natura del prodotto “invalidando” tale data.
Per Termine Minimo di Conservazione (TMC) si intende la data entro la quale il prodotto alimentare mantiene inalterate le sue proprietà, sempre nel rispetto di condizioni di conservazione adeguate. In etichetta lo troviamo come “Da consumarsi preferibilmente entro” seguito dalla data.
Questa può essere riportata in vari modi: se il periodo di conservabilità è inferiore ai 3 mesi troveremo giorno/mese/anno; se compreso tra i 3 e i 18 mesi troveremo mese/anno; se superiore ai 18 mesi unicamente l’anno.
Questa indicazione non è richiesta per alcuni alimenti come quelli della categoria ortofrutta che non hanno subito alcun processo di lavorazione, i vini e le bevande ottenute da frutti, bevande con tenore alcolico superiore al 10% di volume, prodotti di panetteria e pasticceria, aceto, sale, zuccheri e alimenti composti per la maggioranza da zucchero e gelati monodose.
Data di scadenza: come leggerla
La data di scadenza invece si trova con la dicitura “Da consumarsi entro” seguita dalla data espressa sotto forma di giorno/mese/anno o dall’indicazione del punto della confezione dove si trova stampata. Viene utilizzata su prodotti più velocemente deperibili e più soggetti a essere un pericolo per la salute umana per via del rischio microbiologico.
Il TMC viene stabilito dalla produttore o dal confezionatore, mentre per la data di scadenza entrano in gioco autorità specifiche come il ministro delle attività produttive, delle politiche agricole e forestali e della salute che la fissano in base all’evoluzione tecnologica e scientifica.
Ecco i nostri consigli su quando è possibile consumare prodotti scaduti e quando invece è meglio gettarli.
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