Poco conosciuto al di fuori delle Marche, il frustingo è un dolce tipico del Natale ricco di frutta secca, fichi e aromi.
Il frustingo, o fristingo, è un dolce tipico marchigiano, una sorta di pane dolce arricchito con fichi e frutta secca tipico di Natale. La regione che gli ha dato i natali è quella delle Marche: è qui che nei giorni antecedenti la festa si sfornano queste delizie che racchiudono non solo tutti il sapore del Natale, ma anche della zona.
Fichi secchi, tanti, tantissimi, ma anche frutta secca come mandorle e noci, canditi, caffè… insomma: il frustingo è un tripudio di sapore. Con la sua consistenza particolare conquista tutti al primo assaggio ed è perfetto non solo da regalare, ma anche da gustare a fine pasto insieme al caffè.
Come preparare la ricetta del frustingo
- Per prima cosa tagliate a pezzettini i fichi e metteteli in una ciotola con il caffè e il rum. Dovranno riposare tutta la notte.
- Il giorno seguente iniziate la preparazione vera e propria aggiungendo nell’ordine (e mescolando a ogni aggiunta): olio, zucchero, mandorle, canditi, cacao, scorza di arancia, uvetta, noci e mandorle spezzettate, pangrattato, farina, cioccolato in scaglie, cannella e noce moscata.
- Dopo averlo lasciato riposare per almeno 4 ore, trasferite il composto in una pirofila di circa 20×20 cm rivestita di carta forno e livellate la superficie.
- Cuocete a 170°C per 40 minuti quindi sfornate e fate raffreddare completamente prima di toglierlo dallo stampo.
Se amate le ricette speziate tipiche del periodo natalizio vi consigliamo di provare anche il panpepato.
Conservazione
Questo dolce si conserva abbastanza a lungo, circa una settimana, chiuso in un contenitore ermetico.
Storia del dolce tipico
Il frustingo ha origini nel panis picentinus, un pane semplice e nutriente menzionato dagli antichi Romani. La preparazione era semplice: bisognava mescolare l’alica (una miscela di semolino di farro, orzo, grano duro, spelta e grano gentile marzaiolo) con succo d’uva passita e poi cuocere il composto in un otre di creta. Plinio mostrò interesse per questo alimento e descrisse come venisse consumato dopo essere stato ammorbidito nel latte con miele.
La ricetta tradizionale, che ha subito gradualmente delle modifiche nel corso del tempo per adattarsi ai cambiamenti di gusto e alla disponibilità limitata di certi ingredienti, implicava l’utilizzo di pane raffermo tagliato sottilmente e ammorbidito in un brodo di fichi secchi mescolato a mosto cotto.