La cerimonia del tè è un rituale molto complesso, praticato in Giappone da oltre cinquecento anni. Ecco che cos’è, quali sono le fasi e come si svolge.
L’abbiamo vista svolgersi in film e documentari e probabilmente siamo rimasti affascinati dal silenzio e dalla concentrazione che richiede la cerimonia del tè giapponese. Qual è, però, il significato di questo rituale e in quali occasioni viene officiato?
Considerata al pari delle altre arti (pittura, musica, scrittura), la cerimonia del tè segue un rituale codificato da secoli. Anche gli utensili impiegati, la stanza e la disposizione degli ospiti devono seguire delle regole precise. Inoltre, il fine ultimo della cerimonia non è certo solo quello di sorseggiare una tazza di tè, quanto più quello di creare un ambiente rilassato, quasi meditativo, volto al raggiungimento della calma e della consapevolezza interiore.
Come si svolge la cerimonia del te?
La cerimonia del tè come la conosciamo oggi si chiama cha no yo, letteralmente acqua calda per il te, ed è rimasta invariata dal ‘500.
Solitamente inizia quando vengono fatti gli inviti, cinque giorni prima dello svolgimento della stessa. Una volta arrivati, gli ospiti, vengono fatti accomodare nella stanza del tè (chashitsu). L’ingresso degli ospiti è separato da quello del padrone di casa. Solitamente la porta di ingresso è piuttosto bassa, in modo che per entrare ci si debba abbassare in segno di rispetto.
All’interno della stanza si trovano quattro tatami e mezzo, adatti per ospitare cinque persone, e il tokonoma, un’alcova rialzata dove sono appese pergamene, fiori recisi e bonsai.
La prima fase della cerimonia del tè consiste in un piccolo pasto, kaiseki, solitamente a base di dolciumi per smorzare l’amarezza del tè, servito nelle due fasi successive (quella del tè denso e quella del tè leggero) rigorosamente senza zucchero. Il tè matcha viene preparato per sospensione e non per infusione e si utilizza un particolare frullino di bambù chiamato chasen.
Il tè viene poi servito a tutti gli ospiti con la stessa tazza, il cui bordo viene pulito di volta in volta. Ma anche questo passaggio è rigidamente codificato: colui che prepara il tè ruota la tazza per tre volte in modo da avere davanti a sé ben visibile la decorazione interna, mentre quella esterna alla tazza sarà rivolta all’ospite. Questi a sua volta però dovrà ruotare la tazza in modo da non bere dallo stesso lato della decorazione.
Insomma, un susseguirsi di gesti e movimenti caratterizzano la cerimonia del tè giapponese, un vero e proprio momento meditativo e di calma durante il quale gli ospiti quasi non parlano, se non per rivolgersi una serie di frasi anch’esse codificate.
La storia del tè
Il tè giunge in Giappone portato dai monaci buddisti che intorno al X secolo si recarono in Cina per studiare la dottrina Zen. Qui infatti la bevanda era nota da secoli per le sue proprietà curative ma era anche indispensabile per tenere svegli i monaci durante le lunghe ore di meditazione e aiutarli nella ricerca interiore.
Una volta arrivata in Giappone, in capo a un paio di secoli, la cerimonia del tè viene codificata secondo un rituale ben preciso. Diventerà definitivo intorno al 1500, quando Murata Jukō fondò lo stile wabi-cha, totalmente indipendente dalla cultura cinese.
Ma sapete quali sono i vari tipi di tè e come si prepara una tazza di tè perfetta?
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