Qual è il rapporto tra cibo e depressione? Vediamo insieme se chi mangia meglio sta anche meglio, o se una cosa è conseguenza dell’altra
La psicobiotica è la scienza che studia il rapporto tra il cibo e la mente, e ha già ampiamente dimostrato che una sana alimentazione influenza positivamente il benessere psicofisico e la qualità di vita degli individui. Un recente congresso della Società americana di psichiatria ha decretato che la depressione merita probabilmente di essere affrontata anche a tavola, dopo anni di diverse ricerche mirate a valutare l’effetto degli alimenti di origine animale sull’organismo. Drew Ramsey, docente di psichiatria alla Columbia University ha affermato che i pazienti stanno meglio, quando mangiano in maniera più equilibrata: vediamo quindi in modo approfondito qual è il rapporto tra cibo e depressione.
I recettori della serotonina, l’ormone che ci fa stare bene, si trovano nell’epitelio intestinale.
Secondo Ramsey quindi sono alcuni nutrienti come gli acidi grassi omega 3, il magnesio, il calcio, le fibre e le vitamine B1, B9, B12, D ed E a fare la differenza e ridurre l’incidenza delle malattie neurodegenerative.
Quali alimenti scegliere quindi? Tra gli alimenti che non dovrebbero mai mancare ci sono la frutta secca, polpi, calamari, lumache, i molluschi e il pesce, ma di attenti a quelli di grande taglia per via delle elevate quantità di mercurio.
Il segreto non è essere vegetariani, ma scegliere carne di qualità, proveniente da animali che si sono nutriti con erba e hanno pascolato all’aperto.
La ricerca al momento si sta concentrando sopratutto sul rapporta tra cibo e depressione e forme di demenza, ma si inizia a studiare anche la sindrome da deficit di attenzione e iperattività (Adhd), e le dipendenze.
Nelle patologie gravi come queste, il trattamento psicoterapico o farmacologico è quasi sempre inevitabile, ma gli scienziati hanno un speranza: un contributo può giungere anche dalla tavola.
Un ultimo monito: è molto importante definire una certa regolarità nei pasti, in modo da evitare bruschi cali della glicemia che non vanno molto d’accordo con l’ansia.