Ingredienti
Un piatto tipico romagnolo realizzato con tre semplici ingredienti. È la ricetta degli strozzapreti: scopriamo come si fanno e perchè si chiamano così.
Gli strozzapreti sono un tipo di pasta molto antico e tipico dell’Italia centrale e, più in particolare, della tradizione culinaria dell’Emilia Romagna. Sono fatti con farina, acqua e sale, una ricetta umile rispetto alla tradizionale pasta all’uovo che tuttavia, grazie alla sua forma, è perfetta per racchiudere qualsiasi sugo. Sono molto più facili da fare in casa di quanto si potrebbe pensare, e per arrotolarli nella loro tipica forma tubolare è sufficiente strusciare un pezzo di pasta tra i palmi delle mani. Gli strozzapreti, come detto, si prestano a mille condimenti, dal più semplice con solo pomodoro, a sughi più importanti. Pronti a reliazzarli? Seguite la ricetta e scopriamo da dove deriva questo nome!
Preparazione degli strozzapreti
- Posizionate sul tagliere la farina a fontana con un buco in mezzo. Aggiungete il sale e, delicatamente, unite l’acqua senza farla uscire dalla fontana.
- Mentre versate l’acqua con una mano, con l’altra iniziate ad impastare.
- Continuate finché il tutto risulterà un panetto unico e omogeneo, avvolgetelo nella pellicola trasparente e, dopo almeno 30 minuti di riposo della pasta, prelevatelo e dividetelo in tante palline.
- Con l’aiuto del matterello, prendete ogni pallina di pasta e stendetela fino ad uno spessore di pochi millimetri.
- Tagliatele, poi, in tante piccole strisce, come se fossero delle fettuccine di circa 1 centimetro e mezzo di larghezza.
- Procedete tagliando ogni fettuccina a sua volta in pezzetti lunghi 6/ 7 cm (per evitare che si secchi, lavorate poca pasta alla volta). Prendetele in mano e arrotolatele strisciando un palmo sull’altro.
- Preparate una tovaglia sulla quale avrete versato un po’ di farina e, pian piano, posizionate gli strozzapreti fatti in casa sulla tovaglia.
- A questo punto, saranno pronti per essere cotti in acqua bollente salata per circa 7 minuti e conditi con tanti gustosi sughi!
Come cucinare gli strozzapreti: i sughi della tradizione
Avete finalmente realizzato e cotto in acqua bollente salata i vostri strozzapreti fatti in casa? Ora è arrivato il momento di condirli! Come detto in precedenza sono una pasta fresca molto versatile e, nel tempo, sono stati abbinati a sughi di verdura, pesce e carne. Potete condirli con le salse più disparate, ma nella tradizione venivano conditi con il sughillo: un sugo di carne ottenuto dalla cottura del brasato.
Oggi i piatti più celebri sono gli strozzapreti alla norcina (con funghi pioppini e salsiccia di Norcia), quelli pasticciati (con un sugo di pomodoro e manzo unito alla panna) o ancora al ragù di coniglio.
Strozzapreti: perchè si chiamano così?
Le prime testimonianze di questa particolare pasta, gli strozzapreti, risalgono agli inizi dell’800. Il termine ha da sempre dato adito a storie e leggende; nonostante siano un piatto tipico dell’Emilia Romagna, mantengono lo stesso nome in quasi tutte le regioni d’Italia. Fanno eccezione il Trentino, dove diventano gli strangolapreti (e sono una ricetta del tutto diversa) e l’Umbria dove vengono chiamati strangozzi.
Ma da dove viene questo termine? Nonostante siano di origine popolare, si narra che un tempo gli strozzapreti venissero preparati dalle massaie principalmente come “dono” per il prete del paese. Secondo la leggenda, lo facevano per conto dei mariti di credo anti-clericale, che auguravano così loro di “strozzarsi”. Per altri, invece, la pasta deve il suo nome alla sua forma, così particolare che poteva strozzare perfino il clero nonostante fosse notoriamente il più avvezzo ai vizi della tavola. Nascono proprio nel periodo in cui lo Stato della Chiesa dominava l’Italia Centrale e sottoponeva il volgo a pesanti tassazioni: è molto probabile che questo nome rappresentasse una protesta semi silenziosa da parte dei più poveri, che non potevano neanche più permettersi di acquistare le uova.
Secondo altri storici, infine, il nome è da ricollegare direttamente alla loro bontà : “talmente buoni che ci si potrebbe strozzare“.