Ingredienti
Andare in brodo di giuggiole è un’espressione ricorrente ma sono in pochi a sapere cosa sia davvero e quale l’origine del detto.
Quando si parla di brodo di giuggiole è impossibile non pensare a una preparazione salata, sulla scia dei vari brodi utilizzati in cucina. In realtà non c’è niente di più sbagliato dal momento che questo brodo è un infuso idroalcolico, ossia dalla gradazione alcolica media, ottenuto dalle giuggiole e da altri frutti autunnali.
Le giuggiole, infatti, sono un frutto tipico dell’autunno che, insieme a uva, mele cotogne e vino bianco, vengono usate per preparare questo distillato di puro sapore. La scarsa diffusione del brodo di giuggiole è dovuta al fatto che sono poche le zone in Italia favorevoli alla sua coltivazione, tutte concentrate nei dintorni di Padova sui Colli Euganei.
Come preparare il brodo di giuggiole
Sebbene questo brodo sia praticamente un liquore di giuggiole, la sua preparazione è molto diversa rispetto a quella di un tradizionale liquore: Vediamola insieme!
- Per prima cosa lavate tutta la frutta sotto acqua corrente, rimuovendo quella danneggiata.
- Trasferite in una pentola capiente le giuggiole, gli acini di uva, lo zucchero e l’acqua e lasciate cuocere a fiamma bassa con il coperchio per un’ora.
- Nel frattempo tagliate a tocchetti le mele cotogne e private i limoni della buccia aiutandovi con un pela patate in modo da non togliere anche la parte bianca.
- Unite le mele, la scorza del limone e il vino nella pentola e alzate la fiamma al massimo.
- Quando non sentirete più odore di alcool sollevarsi dalla pentola spegnete la fiamma.
- Filtrate il composto con un colapasta rivestito da una garza e lasciatelo sgocciolare per tutta la notte coprendolo con un coperchio.
- Il giorno seguente trasferitelo in vasetti sterilizzati a chiusura ermetica.
- Il vostro infuso alcolico è pronto per essere gustato a fine pasto insieme a un dolcetto fatto in casa.
Se avete la fortuna di imbattervi in questo frutto antico vi consigliamo di realizzare anche una deliziosa marmellata di giuggiole. È ottima a colazione, spalmata sul pane, oppure utilizzata per farcire crostate dal sapore rustico.
Conservazione
Il brodo di giuggiole si conserva a lungo in un luogo fresco e asciutto, al pari di qualsiasi liquore.
Andare in brodo di giuggiole: significato
Il brodo di giuggiole poi è al centro di un famoso detto, ossia “andare in brodo di giuggiole” in riferimento a qualcuno in uno stato di estrema contentezza e gioia. Il motivo è da ricercarsi nel sapore dolce, alcolico e particolarmente gradevole di questo distillato. Questo detto venne inserito per la prima volta nel 1612 dall’Accademia della Crusca in un antico vocabolario della lingua italiana, nato con lo scopo di esaltare la superiorità del fiorentino sugli altri dialetti della penisola.
Origine e storia
Se il detto risale al ‘600, la storia del brodo di giuggiole al contrario va ricercata molto più indietro. I primi liquori a base di giuggiole venivano apprezzati già al tempo di Egizi e Fenici. Se ne trova traccia scritta anche nelle “Storie” di Erodoto e alcuni storici sostengono che il loto di cui si parla nell’Odissea di Omero sia in realtà una varietà selvatica del giuggiolo.
Con il trascorrere degli anni, la pianta non perde la sua importanza: per i Romani è simbolo di silenzio e la utilizzano per decorare i templi dedicati alla dea Prudenza. Nelle campagne invece i contadini la consideravano una pianta porta fortuna.
Fu però in epoca rinascimentale, grazie ai Gonzaga, che il brodo di giuggiole conobbe una più ampia diffusione. La nobile famiglia disponeva di terreni affacciati su Lago di Garda, un luogo particolarmente adatto alla crescita della pianta. Iniziò quindi a produrre questo distillato che poi serviva ai suoi ospiti come digestivo o insieme a biscotti secchi e dolci di vario tipo.
Oggi, Arquà Petrarca è famosa per il suo brodo di giuggiole, prodotto dall’azienda Scarpon, oltre che per l’omonima festa che si tiene ogni anno in Autunno.