I capunet sono degli involtini di verza ripieni di carne tipici della tradizione piemontese: un piatto facile da fare e senza glutine.
Che li abbiate sentiti chiamare con il nome di capunet o pes coi, la ricetta piemontese di questi sfiziosissimi involtini di verza è la stessa, facile da preparare e dal risultato assicurato. Tipica della tradizione del Piemonte, un tempo per la preparazione di questa ricetta si usavano gli avanzi rimasti nel frigo, andando a creare un ripieno gustoso con cui farcire le foglie di cavolo.
La verza infatti ben si presta a essere farcita, sia per la dimensione delle foglie, che si possono arrotolare facilmente per creare gli involtini, sia per il gusto e la consistenza. Nella nostra ricetta di oggi useremo macinato misto di manzo e maiale e prosciutto crudo, andando a realizzare un ripieno saporito.

Ingredienti
Per gli involtini
- Verza – 12 foglie
- Macinato di manzo – 300 g
- Macinato di maiale – 200 g
- Prosciutto crudo (o mortadella) – 100 g
- Formaggio grattugiato – 50 g
- Pane grattugiato – 50 g
- Uova – 1
- Sale fino – q.b.
- Pepe – q.b.
- Olio extravergine di oliva – q.b.
Preparazione
Capunet, involtini di verza piemontesi
Prendete il vostro cavolo verza e ricavatene 12 foglie delle più grandi esterne, dopodiché sbollentatele in acqua per pochi minuti. Quando le foglie si saranno ammorbidite, toglietele e lasciatele ad asciugare.
Nel frattempo, preparate il ripieno. In una ciotola mischiate il macinato di suino e di manzo con un uovo, un filo di olio extravergine, formaggio e pane grattugiato, sale, pepe e il prosciutto crudo tagliato a pezzetti sottili. Volendo potete profumare anche con una grattata di noce moscata.
Ora, non vi resta che comporre i vostri involtini: prendete le foglie e stendetele sul vostro piano di lavoro, poi posizionate un cucchiaio di ripieno a circa 1/3 dell’altezza della foglia. Dategli una forma cilindrica quindi ripiegate i due lembi laterali verso il centro e arrotolate.
Oliate una pirofila adatta alla cottura in forno e adagiate gli involtini, uno vicino all’altro. Cuocete in forno preriscaldato a 180°C per circa 40 minuti. Non appena si sarà formata una crosticina dorata sulla superficie della verza, gli involtini saranno pronti.
Potete anche cuocere i capunet in padella preparando un soffritto con 2 cucchiai di olio e una cipolla tritata fine. Adagiate gli involtini con la chiusura rivolta verso il basso e fate cuocere 5 minuti a fiamma vivace poi altri 25 minuti a fiamma medio bassa con il coperchio.
Se vi sono piaciuti i nostri capunet, allora dovete provare anche la ricetta degli involtini di verza in friggitrice ad aria: vi stupirà da quanto sono buoni!
Varianti
Come tutte le ricette della tradizione, anche questa è diffusa in tante varianti diverse, che dipendono anche dalla zona e dalla ricetta tramandata dalle generazioni precedenti.
Nella versione originale, questi involtini sono ripieni di macinato di carne, ma in alternativa si può utilizzare anche la salsiccia. Nella zona di Novara, poi, questi involtini vengono chiamati quagliette, mentre invece a Vercelli sono denominati caponot e nel ripieno la carne viene abbinata a del riso. Nel biellese sono diffusi con il nome di caponit e spesso sono preparati anche con solo macinato di manzo.
Ma come abbiamo detto all’inizio, essendo una ricetta della tradizione povera e che originariamente utilizzava gli avanzi per creare il ripieno, non ci sono limiti. Spesso infatti si utilizzavano anche carni bianche oppure avanzi di carne già cotta come quella dell’arrosto. Ecco quindi spiegato perché i capunet vengono solitamente preparati dopo i giorni di festa, quando il frigo è ricco di avanzi.
Conservazione
La ricetta originale dei capunet prevede che vengano consumati al momento, per gustarne tutto gli aromi! Tuttavia potete anche conservarli in frigo per massimo 2 giorni, meglio se in un contenitore apposito per alimenti. Sconsigliamo la congelazione in freezer.
Origine e storia
Pare che il piatto risalga addirittura all’epoca medievale. Nel XV secolo, la verza non mancava mai negli orti dei contadini che poi sfruttavano quanto a disposizione per realizzare piatti semplici ma gustosi.
Lo stesso nome, capunet, deriva da cappone ma non è ben chiaro se il riferimento sia all’ingrediente un tempo protagonista, ossia il gallo castrato, oppure a una sorta di ironia che legava la povertà del piatto a ingredienti più ricchi. Questa seconda ipotesi è la più probabile, non fosse altro che il piatto è conosciuto anche come pes-coi (o pescoi) significa proprio pesci cavolo.