Ingredienti:
• 250 g di farina 0
• 4 g di lievito di birra disidratato
• 300 ml di acqua tiepida
• 200 ml di salsa di pomodoro
• 100 g di caciocavallo
• 8-10 filetti di acciughe
• 1 cipolla rossa
• olio extra vergine di oliva q.b.
• origano secco q.b.
• sale q.b.
difficoltà: media
persone: 4
preparazione: 30 min
cottura: 20 min
kcal porzione: 280

Esistono sapori che non si scordano, legati al nostro passato o ad una vacanza. Come lo sfincione, il vero antenato dello street food palermitano. Ma che cos’è e come si prepara? Scopriamolo!

Lo sfincione è un prodotto tipico della gastronomia siciliana e, più in particolare, di quella palermitana. È una di quelle specialità talmente radicate nella tradizione del luogo da essere presente in tutti i racconti di famiglia, di generazione in generazione. La sua importanza è tale da essere stato inserito nella lista dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT).

Che cos’è lo sfincione?

Lo sfincione prevede una base di pasta per pizza condita con salsa di pomodoro, cipolle, acciughe e origano e pezzi di caciocavallo ragusano. Oltre a questa preparazione, esiste anche una variante bianca, senza pomodoro che, però, è tipica della città di Bagheria.

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Originariamente, lo sfincione veniva preparato dalla massaie siciliane in casa, ma si è poi diffuso a tal punto da diventare oggi un prodotto facilmente reperibile ovunque ci si trovi, tant’è che col tempo si è conquistato la nomea di “primo street food palermitano” in assoluto. La tradizione vuole che il quando questa pizza viene venduta nella piazze o per le vie della città, venga accompagnata da un motto: “Chi cciàvuru! Càvuru, càvuru!”, che significa “Che profumo! Caldo, caldo”.

Sfincione
Sfincione

Seppur si possa trovare nelle panetterie e nelle rosticcerie tutto l’anno, è una delle preparazioni tipiche del periodo natalizio. Infatti chiunque sia stato a Palermo alla Vigilia conosce quel profumo squisito. Proveniente dai “forni” inonda le strade, le piazze e fa venire l’acquolina in bocca a tutti i passanti!

Come si fa lo sfincione: la ricetta

  1. Preparate su un tagliere abbastanza grande la farina a fontana e versare al suo interno il lievito sciolto in un po’ di acqua tiepida. Lavorate il tutto facendo attenzione che il lievito non scivoli al di fuori della fontana. Aggiungete nello stesso modo l’acqua ed il sale. Il composto dovrà risultare morbido, omogeneo, elastico, non troppo appiccicoso. 
  2. Una volta pronto dovrete spostarlo in una ciotola, coprirlo con un canovaccio pulito al caldo e permettere al lievito di agire. Attendete almeno tre ore.
  3. Passate le tre ore di riposo, preparate gli ingredienti da aggiungere allo sfincione. La salsa di pomodoro andrà cotta in padella con una cipolla tagliata finemente e con poco olio evo. Lasciatela cuocere per una ventina di minuti a fiamma bassa.
  4. Intanto, stendete la pasta fino ad arrivare ad uno spessore di circa 2 cm. Ungete una teglia d’olio evo, ponete l’impasto steso sul tagliere, aggiungere il pomodoro, i pezzetti di acciughe, poco caciocavallo e un po’ di origano.
  5. Infornate a 220°C: basteranno circa 20 minuti

Sfincione: perché si chiama così

Il nome è il risultato della contaminazione fra latino, greco e arabo ed è prova della lunga storia dell’isola e delle contaminazioni che contraddistinguono la sua cultura.

Sembra derivare dal latino spongia e dal greco spòngos che significano “spugna”. In arabo, invece, c’è un termine molto simile (isfanǧ) che indica una frittella di pasta soffice sulla quale viene sciolto del miele. Quindi sembra ricordare maggiormente una pietanza dolce. Secondo altre fonti il nome “sfincione” deriverebbe dal termine dialetto “sfincia” che significa “soffice”.

L’origine dello sfincione

Lo sfincione è un piatto tipico della cucina povera italiana infatti pare nasca dalla necessità di servire in tavola un “pane condito” in occasione delle feste ed in particolar modo per il Natale. La sua storia, come tanti prodotti tipici italiani, è mista a leggenda.

Secondo alcune fonti esso sarebbe stato inventato dalle suore del Monastero di San Vito di Palermo. Mentre in passato era preparato esclusivamente in casa, oggi le signore preparano solo “a cuonza” cioè la pasta condita e poi la portano dal panettiere di fiducia che ultimerà la preparazione con la cottura nel forno a legna.

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ultimo aggiornamento: 16-06-2020


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