Guido Andrea Pautasso, Marinetti e la mostra Arts&Foods
“Rotelle tempiste di carciofi. Sono dei bei fondi di carciofi con un ripieno di crema, con lingua e giambone legati all’uovo e gratinati in forno, serviti con del burro fuso a parte, colato sopra ancora friccicante”. Una ricetta, questa volta non di un super chef, bensì ispirata al Futurismo italiano. Guido Andrea Pautasso, saggista e studioso di vasta curiosità , l’ha inserita – ed è una sorta di inedito – nel suo libro dedicato alla cucina futurista, un fenomeno che occupa un certo spazio anche all’interno della grande mostra Arts & Foods che Germano Celant ha curato per Expo in Triennale a Milano. Un ragionamento, quello dei futuristi sulla cucina, che ha in nuce il senso di ricerca di un’arte totale portato avanti a inizio Novecento da Filippo Tommaso Marinetti e dai suoi ardimentosi sodali.
“Marinetti – ci ha spiegato Pautasso – aveva pensato a una serie di manifesti che testimoniavano l’evoluzione del suo percorso artistico, è partito dal teatro, è passato alla filosofia stessa, è andato alla cinematografia, ha rielaborato la danza, ha reinventato la musica con gli intonarumori, ma soprattutto ha trasformato la gastronomia in qualcosa di moderno”.
Il nuovo, la velocità , il cambiamento, la lotta contro la pastasciutta che imbolsiva il popolo italiano…la storia della cucina futurista, fatta di ricette, ma anche di design e di menu e asciugamani in alluminio nel ristorante Santopalato, è storia di un’avanguardia che mantiene ancora oggi grande forza e attualità .
“Gli artisti – ha aggiunto Pautasso – diventavano dei chimici dell’intuizione, già lo facevano con i colori, ma questa volta arrivavano a operare direttamente con la gastronomia, toccando il cibo. Il cuoco diventa l’artista, l’artista diventa il cuoco”.
Pautasso è un cronista appassionato e attraverso gli oggetti esposti in Triennale tratteggia un racconto che, come è didascalicamente corretto che sia, guarda anche al futuro. “La cucina futurista – ha concluso lo studioso – è un modo diverso di pensare come mangiare domani”.
Un domani che parte dalla riflessione sulla storia culturale in primis del nostro Paese, ma che abbraccia l’intera vita, come è giusto che la grande arte continui incessantemente a fare, anche oltre un secolo dopo il manifesto di Marinetti.
Fonte: askanews