Tagliatelle, piselli, besciamella e mozzarella racchiusi in uno guscio di prosciutto cotto. Ecco la coppola di Garibaldi.
Tanto insolita quanto sfiziosa, la coppola di Garibaldi è un primo piatto (anche se potrebbe essere inserito nei piatti unici vista la ricchezza degli ingredienti) tipico della cucina campana. Perfetto per le occasioni più importanti come la Pasqua, è il piatto della festa per eccellenza.
Per prepararlo occorre però uno stampo a ciambella di quelli arrotondati. La preparazione prevede che venga rivestito internamente con il prosciutto cotto e poi riempito con tagliatelle condite con gli ingredienti più disparati. A tal proposito non esiste un’unica ricetta: besciamella, piselli e formaggio grattugiato non mancano mai. Talvolta si aggiungono anche funghi e/o pancetta a dadini. Vediamo tutti i passaggi nel dettaglio.

Ingredienti
Per la besciamella
- Latte intero – 500 ml
- Farina 00 – 50 g
- Burro – 50 g
- Sale fino – q.b.
- Noce moscata – q.b.
Per il timballo
- Tagliatelle secche – 320 g
- Piselli surgelati – 200 g
- Prosciutto cotto – 250 g
- Mozzarella (o scamorza) – 250 g
- Parmigiano reggiano grattugiato – 60 g
- Cipolla – 1
- Olio extravergine di oliva – 2 cucchiai
- Sale fino – q.b.
Preparazione
Coppola di Garibaldi
Per prima cosa preparate la besciamella (potete anche utilizzare quella nel bricchetto). Fate sciogliere il burro in un pentolino quindi unite la farina e tostatela fino al raggiungimento del classico color nocciola del roux. Versate a filo il latte mescolando con una frusta da cucina, aggiustate di sale e fate addensare per una decina di minuti, mescolando spesso. Una volta pronta, profumate con la noce moscata e mettete da parte.
Tritate finemente la cipolla e rosolatela in padella con un giro di olio. Unite poi i piselli, una presa di sale e mezzo bicchiere di acqua. Portateli a cottura per circa 15 minuti con il coperchio.
Cuocete le tagliatelle al dente, scolatele e trasferitele in una ciotola capiente. Conditele con la besciamella, i piselli e la mozzarella tagliata a dadini. Mescolate bene e insaporite con il formaggio grattugiato.
Procuratevi uno stampo a ciambella da 24 cm di diametro, imburratelo e rivestitelo con le fette di prosciutto cotto facendo in modo che cadano fuori da entrambi i lati.
Farcite con la pasta, pressando appena con il dorso del cucchiaio, quindi richiudete i due lembi di prosciutto a coprire.
Cuocete in forno a 180°C per 30 minuti lasciandolo intiepidire per almeno dieci minuti prima di procedere al servizio.
Se anche voi amate le ricette sostanziose, vi consigliamo di provare sia il timballo di pasta che quello di riso.
Varianti
Come accennato, sono molte le varianti di questa ricetta tradizionale:
- con i funghi: tra le più diffuse c’è quella che prevede l’aggiunta dei funghi trifolati in padella con aglio e burro. In questo caso sciogliete 50 g di burro, unite uno spicchio di aglio e rosolate 300 g di funghi champignon tagliati a fettine finché non saranno teneri. Aggiustate di sale e uniteli alla pasta quando andate a condirla.
- con la pancetta: aggiungere 100 g di pancetta affumicata alla cipolla quando si preparano i piselli permette di ottenere una spinta di sapore extra (anche se il piatto non ne ha bisogno).
- senza besciamella: poco diffusa in realtà , la coppola di Garibaldi senza besciamella si prepara unendo alle tagliatelle cotte 60 g di burro che si scioglierà con il calore della pasta, e un uovo.
Se non avete uno stampo a ciambella potete anche utilizzare il classico a cerniera per torte. L’importante è sovrapporre per bene il prosciutto in modo da non lasciar intravedere parti di pasta.
Conservazione
Il timballo di pasta si può preparare in anticipo e conservare crudo per un giorno in frigorifero, ben coperto da pellicola, cotto invece si mantiene fino a 3 giorni. Vi consigliamo di riscaldarlo in forno prima di portarlo in tavola.
Origine e storia
Non è difficile intuire l’origine del nome del piatto. Il riferimento infatti è al cappello rosso che era solito indossare Garibaldi. Per ottenere questo bell’effetto si utilizza il prosciutto cotto che, in cottura, tende a colorirsi.
Esiste però anche un’altra ipotesi. Si dice infatti che il piatto venne inventato per celebrare l’incontro tra il Re Vittorio Emanuele II e il generale avvenuto il 26 ottobre 1860 a San Nicola, nei pressi di Teano, sebbene siano altri i comuni della zona a rivendicare il fatto e, di conseguenza, la paternità del piatto.